L’amianto o asbesto è un geomateriale pericoloso per la salute umana, e per questo è degno di osservazione scientifica e professionale. A partire dagli anni ’60 del secolo scorso e fino ai giorni nostri, c’è stata una copiosa produzione di norme internazionali, nazionali e regionali che ne regolano, in Italia, il divieto di estrazione e produzione nonché la commercializzazione, nonché le linee guida per la progressiva fuoriuscita dal problema amianto. In questa categoria merceologica sono comprese sei fasi mineralogiche, quali: l’actinolite d’amianto (n. CAS 77536-66-4), la grunerite d’amianto (amosite; n. CAS 12172- 73-5, asbesto marrone), l’antofillite d’amianto (n. CAS 77536-67-5), il crisotilo (n. CAS 12001-29-5, amianto bianco), la crocidolite (n. CAS 12001-28-4, amianto blu) e la tremolite d’amianto (n. CAS 77536-68-6). Il crisotilo è la tipologia maggiormente utilizzata ma, assieme alla crocidolite ed amosite, rappresenta le 3 tipologie più diffuse e ancora utilizzate in diverse regioni del mondo. Tutte le fasi mineralogiche sopra descritte sono essenzialmente silicati idrati di magnesio e/o ferro ed il loro aspetto fibroso è una caratteristica intrinseca della loro struttura cristallina. Tranne il crisotilo che appartiene alla sottoclasse dei fillosilicati tutte le altre fasi appartengono alla sottoclasse degli inosilicati a catena doppia (gruppo degli anfiboli). Il crisotilo consiste in strati separati di tetraedri a base di silicio e brucite [Mg(OH)2], a forma di tubo. Gli amianti di anfibolo sono costituiti da due catene nastriformi di tetraedri di silicio legate a ioni di magnesio, calcio, ferro, sodio e ossidrili. Quale sia la ragione per cui questi minerali assumano aspetti fibrosi non è ancora chiaro, anche se è stato dimostrato che la sostituzione di alluminio possa incrementare questa tendenza ad accrescersi in modo circolare. Dal punto di vista geologico è noto che la maggior parte dei depositi di amianto si sono formati per alterazione di rocce ricche in magnesio e/o ferro. I depositi di amianto tipo crisotilo, per esempio, sono usualmente associati a rocce ignee ultramafiche alterate che provengono dalla parte più bassa della crosta oceanica. La pericolosità dell’amianto dipende dalla capacità dei materiali che lo contengono di rilasciare fibre potenzialmente respirabili (con diametro fino a 0,015 millimetri e lunghezza tra 0,08 e 0,2 millimetri), infatti quando queste sono disperse nell'aria per effetto di qualsiasi sollecitazione (manipolazione/lavorazione, vibrazioni, correnti, etc.) se vengono inalate, si concentrano nei bronchi, negli alveoli polmonari e nella pleura, provocando danni irreversibili. Gli effetti nocivi sono dovuti all'instaurazione di meccanismi patogenetici di natura irritativa, degenerativa e cancerogena prevalentemente a carico dell'apparato respiratorio.
Il gruppo di ricerca mineralogico-petrografico si occupa del monitoraggio dell’amianto in varie matrici ed è autorizzato dal Ministero della Salute ai sensi del DM 14/05/1996 per le prove in FT-IR (campioni in massa) e in Microscopia Elettronica Scansione (SEM) per il conteggio su filtro delle fibre in sospensione nell’aria.